"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 21 novembre 2014

Storiedallitalia. 66 “Un 14 di novembre a Milano”.



Sostiene l’antropologa Amalia Signorelli nell’intervista concessa ad Antonello Caporale – “il Fatto Quotidiano” del 19 di novembre, “La diseguaglianza oltre i limiti porta violenze” -: - Crateri improvvisi di povertà si aprono davanti a noi, proprio come le buche dei marciapiedi di Roma, tutti così dissestati da darci pensiero, da obbligarci alla fatidica domanda: ma siamo divenuti così? -. In questo post, che posso considerare un mio breve diario di viaggio, quanto sostenuto dall’illustre studiosa non può non trovare un doloroso riscontro. In quel di Milano mi è toccato constatare quanto, quella che un tempo veniva definita la “capitale morale” e la “capitale economica” del bel paese, si sia trasformata in un immenso “lazzaretto” di manzoniana memoria. E parlo di una Milano vista nei luoghi bene, ché non posso minimamente immaginare lo stato delle periferie. Ebbene, quella parte bene della grande metropoli è letteralmente invasa ed occupata da una moltitudine questuante, che ad ogni pie’ sospinto invoca aiuto.
Sono stato in quel di Milano il venerdì 14 ultimo ed ho incrociato la grandissima, stupenda manifestazione della F.I.O.M. stipata in quella immensa piazza Duomo. Non mi accadeva da anni d’assistere ad una mobilitazione di quella dimensione. Si coglieva nell’aria uno stato di smarrimento e d’attesa per quel che sarebbe potuto accadere. Ed invece, la manifestazione si è trasformata in una conferma di quella maturità che la punta più avanzata del movimento operaio ha sempre posseduto e dimostrato. È stata per me un’occasione per un ritorno a tempi trascorsi quando quel movimento, seppur di categoria, diveniva punta d’ariete per aprire nel paese vie nuove in fatto di diritti e di conquiste economiche e normative. Oggigiorno, scomparso il quadro politico-istituzionale di un tempo andato, scomparse dalle scene della politica le forze che si rifacevano ai temi della solidarietà e di una più giusta distribuzione della ricchezza prodotta, non rimane che quella nostalgia e quello stato di smarrimento e d’attesa dei quali dicevo prima. È che quella nostalgia d’un tempo oramai andato, in quel 14 di novembre a Milano, mi è venuta incontro inaspettatamente quando, incrociando in Piazzale Oberdan il grande corteo F.I.O.M. diretto all’altra grande piazza, mi sono visto avvicinare da una matura signora che, con cappulluccio rosso in testa ed una sciarpa svolazzante entrambi di color rosso acceso, distribuiva, come un tempo andato, un foglio con una inequivocabile intestazione: “Lotta comunista” con una specificazione sottostante “organo dei gruppi leninisti della sinistra comunista”. Mi è sembrata quella donna straordinaria come uno di quei fantasmi che si materializzano improvvisamente nei momenti di svolta nella vita delle sofferenti società umane. Afferma a tal proposito il sociologo Marco Revelli nell’intervista “Tornano le scorie della destra e il PD è un ogm” di Tommaso Rodano su “il Fatto Quotidiano” del 13 di novembre: “Dalle periferie di Roma e di altre città arrivano segnali spaventosi. Stiamo saggiando i limiti della nostra tenuta sociale. (…).Queste violenze sono uno dei prodotti tipici della crisi. Quando le società marciscono, iniziano i conflitti orizzontali alla base della piramide sociale. I penultimi contro gli ultimi: le guerre tra poveri. I poveri si combattono perché la piramide si è allungata e i ricchi sono fuori tiro“. E l’intervistatore punta il dito sull’assenza, nel quadro politico del bel paese, di una forza che stia ad ascoltare e raccogliere le istanze dei più diseredati. Chiede infatti al sociologo:  E qualcuno ci specula… “C’è chi si arricchisce politicamente su questi sentimenti. È un’operazione indecente. (…). La crisi sta cambiando i profili delle soggettività politiche. Sta nascendo anche in Italia una destra virulenta, per certi versi persino peggiore del Front National francese, che nel tempo ha smussato alcune sue punte. La destra sta rimettendo in scena le scorie più tossiche della propria identità novecentesca“. E la sinistra? “Simmetricamente, anche la sinistra ha avuto una mutazione genetica. Il Pd è un ogm, in fuga vertiginosa da ogni identità che possa anche lontanamente ricordare le proprie origini. Renzi è impegnato in un’acrobazia spericolata: vuole stare con i ricchi al vertice della piramide (pensiamo alla Leopolda e alle cene per miliardari) e insieme conquistare il voto di chi sta in basso. Un’operazione tenuta insieme dalla sua retorica populista. È molto difficile, perché ad ogni svolta rischia di scontrarsi con la realtà dei fatti. Prima o poi succederà“. Siamo condannati all’esplosione sociale? “Siamo ai limiti. Abbiamo politici spregiudicati (…). Io avverto con paura degli scricchiolii dell’impalcatura della nostra tenuta civile. Il guappismo renziano ha cancellato anche quella sinistra che per qualche sussulto di memoria, ogni tanto, reagiva. (…).“. E poi, quel 14 di novembre, mi è bastato lasciare quella Piazza Duomo riempita da quella moltitudine disorientata ed in attesa di un non so cosa per inoltrarmi nell’adiacente galleria ove lo sfarzo profuso a piene mani faceva sì grande contrasto con quella umanità che a pochi passi appena dimostrava per poter salvaguardare un relativo, minimo benessere conquistato duramente nei decenni trascorsi. Sfarzo e lusso che non sarà mai alla portata di quei “produttori” di benessere e ricchezza. Anche l’antropologa Amalia Signorelli concorda con il sociologo Marco Revelli: - La collera è figlia di una crisi che adesso inizia a spaventare perché incide così profondamente sul regime di vita da tracimare dai luoghi in cui la nostra esistenza è messa a dura prova. Non sono solo le periferie urbane a subire i contraccolpi di una povertà che rasenta la fame. Il cerchio inizia a stringersi e dalle borgate prende la direzione del centro città dove vivono isole di disperazione, microperiferie umane. Le fiammate di violenza sono poi frutto di autocombustione. Ogni motivo è buono per mostrare la collera, e le occasioni non mancano purtroppo -. Siamo al contagio della collera? - È scontato che la sofferenza sociale condotta oltre i limiti fisiologici della diseguaglianza inizi a tracimare in atti individuali o collettivi di protesta. Sono violenze disseminate lungo i viali di un Paese che si sta sgangherando perché accanto agli ultimi (…) iniziano a dare segni di cedimento anche i penultimi, quel popolo che campava modestamente ma con dignità. Invece dentro quel corpo così largo si aprono voragini di povertà, tanti singoli piccoli drammi umani e familiari, tanti cedimenti che scopriamo con sgomento dietro la porta accanto alla nostra -. Frana il costone di roccia, affondano intere città e andiamo sott’acqua anche noi? - Renzi aveva fatto balenare la speranza, distribuita in dosi massicce per scacciare le mille paure di chi ha perso il lavoro o teme di perderlo oppure non riesce neanche a trovarlo. Ma quella popolarità guadagnata così abilmente è stata poi sostenuta da un atteggiamento piuttosto dispendioso in termini di rigore istituzionale. Stiamo anche scoprendo che le sue magnifiche virtù hanno un carattere provvisorio, molto instabile -. Malgrado i propositi la realtà – cocciuta – si oppone a Renzi? - Avesse avuto più modestia avrebbe forse valutato meglio i limiti di una corsa a perdifiato verso il nulla. Mesi persi a illustrare opinioni che alla prova dei fatti si sono rivelati piuttosto inconsistenti. Analisi economiche sbagliate e strategie politiche nebulose. Il risultato è che, ad oggi, siamo messi peggio di prima malgrado la gioventù e la fierezza rotta matrice -. La gente è in strada e il Palazzo al chiuso che sigla il patto del Nazareno. - In Italia le classi dirigenti non hanno idea, nel senso tondo e assoluto del termine, di quel che accade nella pancia popolare. Non hanno contiguità con le classi meno abbienti né interessi che riescono a condividere. Non sanno, ecco. Altrimenti si accorgerebbero di urgenze che stentano a comprendere. La paura fa spaccare le vetrine, riduce la vita a una impresa solitaria e disperata -. Io odio te, tu odi l’altro. - Esatto: il nemico divieni tu che mi stai vicino. Sei immigrato? Fuori dalla mia casa. E domani accadrà con altri ceti e gruppi. I poveri contro i poverissimi in una lotta senza quartiere -. Non abbiamo speranza, dunque? - C’è una nuova generazione di giovanissimi che inizia a dare segni di vitalità, di partecipazione democratica e di interesse alla cosa pubblica. Esercitano il sacrosanto diritto all’interferenza. Domandano giustamente al sindaco di Carrara perché non abbia controllato i lavori che dovevano tutelare la città dalle piogge e dalle esondazioni e in qualche modo, dichiarato il fallimento delle Istituzioni, tentano di sostituirsi. È una azione primitiva di responsabilità sociale, ma è almeno un granello di speranza. Possiamo sognare anche un contagio positivo e confidare che finalmente non siano solo nuvole nere in cielo -. Nel pomeriggio del 13 di novembre, in quel di Milano, sono stato in “Piazzale Loreto”. Un luogo storico, un luogo, ancora oggi, di forti, incancellabili memorie e di sempre rinascenti emozioni. Per tutta una gloriosa Storia che è stata.

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